Il congresso regionale AMD SID ha l’intento quest’anno di focalizzare l’attenzione della diabetologia marchigiana sui temi dell’innovazione tecnologica e farmacologica. Ma il programma iniziale è stato stravolto dal subentrare della pandemia covid-19 che ci ha costretto a confrontarci con una malattia nuova, sconosciuta e molto aggressiva, e che ci ha anche messo di fronte alla fragilità del nostro sistema sanitario pubblico, una volta uno dei migliori al mondo ma rivelatosi in realtà incapace di far fronte ad una grave malattia infettiva perchè progressivamente depotenziato da tagli di risorse economiche e di personale. Abbiamo dovuto ripensare alla modalità di presa in carico dei nostri pazienti e gli ambulatori si sono riorganizzati per poter continuare a seguire il maggior numero possibile di pazienti nonostante il lockdown e l’impossibilità ad effettuare visite in presenza. La tecnologia è venuta in nostro aiuto e abbiamo implementato i vari sistemi di consulto a distanza che da anni fanno parte del bagaglio lavorativo dei diabetologi ma che finora avevano occupato un posto marginale. La telemedicina e altri sistemi di teleconsulto ci hanno permesso di mantenere la continuità di cura ad un buona parte dei nostri pazienti. E per la prima volta le stesse istituzioni ci hanno invitato ad utilizzare le visite virtuali che abbiamo potuto registrare nella nostra cartella digitale. E le nostre società scientifiche ci hanno supportato consegnandoci uno specifico protocollo per le visite da remoto. E anche ora, pur riaprendo cautamente i centri alle visite in presenza, il teleconsulto resta un’utile opzione per mantenere un contatto più frequente con i pazienti e per limitare l’accesso all’ambulatorio ai pazienti più fragili. La Telemedicina è il tema di apertura del congresso e racconteremo la nuova organizzazione che abbiamo dato ai nostri centri durante la pandemia. Ma quanto accaduto ha fatto più in generale ripensare a come vogliamo gestire la malattia cronica in un ambito non solo ospedaliero ma soprattutto territoriale: ci confronteremo quindi su ipotesi, studi, progetti per una innovativa e allo stesso tempo sostenibile, efficace ed efficiente gestione del malato cronico. Ma non perdiamo di vista il tema centrale del nostro congresso. I diabetologi stanno imparando ad approcciare la malattia diabetica da aspetti che vanno oltre l’iperglicemia e le complicanze microvascolari ad essa strettamente correlate. Hanno finalmente a disposizione conoscenze e farmaci che permettono di gestire in maniera più efficace la complicanza cardiovascolare e renale. Finalmente è possibile ridurre significativamente morbilità e mortalità cardiovascolare come anche l’insufficienza renale terminale, superando la frustrazione spesso provata di fronte al fallimento sul versante cuore e rene nonostante approcci intensivi sul compenso glicometabolico. Anche la terapia per il Diabete tipo 1 ha fatto enormi progressi grazie a dispositivi guidati da algoritmi “intelligenti” che permettono una somministrazione sempre più fisiologica e sicura dell’insulina. L’innovazione ha permesso di superare la misurazione della glicemia capillare che sta cedendo il passo a sistemi di monitoraggio del glucosio interstiziale che rafforzano l’autogestione terapeutica permettendo alla persona con diabete di acquisire maggiore consapevolezza e corretta autonomia nel percorso terapeutico e clinico.
L’evoluzione dei devices e i farmaci innovativi permettono di affrontare meglio il rischio di ipoglicemia. I nuovi farmaci per il diabete tipo 2 sono sostanzialmente privi di rischio di ipoglicemia; i sistemi di somministrazione dell’insulina e di monitoraggio continuo danno maggiore sicurezza. Questo favorisce l’aderenza dei pazienti alle indicazioni terapeutiche.
Tuttavia la sola conoscenza scientifica non è più sufficiente a garantire ai nostri pazienti l’approccio terapeutico più adeguato. Dobbiamo confrontarci con problematiche molto lontane dal nostro bagaglio culturale e formativo ma ora molto ingombranti nella nostra attività clinica. Temi come spesa farmaceutica, limitazioni di budget, risorse limitate, contenimento dei costi, sostenibilità del sistema sanitario nazionale, condizionano quotidianamente le nostre prescrizioni. E’ necessario quindi un momento di riflessione per puntualizzare innanzitutto i vincoli imprescindibili, clinici ed etici, che ci obbligano a garantire ai nostri pazienti le cure migliori disponibili, secondo quanto emerge dall’evidenza scientifica e nel rispetto delle linee guida. Ma allo stesso tempo non possiamo ignorare gli aspetti economici e quindi sono necessari formazione e confronto anche su questi temi. Sappiamo che l’investimento in nuove tecnologie e farmaci innovativi garantisce una significativa riduzione delle complicanze acute e croniche con rilevante risparmio sui costi legati a ospedalizzazione e disabilità della persona con diabete, costi che gravano per più del 50% sulla spesa sanitaria complessiva attribuita alla persona con diabete. Dobbiamo convincere in primo luogo noi operatori e poi i decisori politici ed economici che le nuove tecnologie e i nuovi farmaci non sono un costo ma una opportunità di salute per i nostri pazienti e di risparmio per la sanità pubblica.
Affronteremo quindi il problema, sempre presente e pressante, di trovare il giusto equilibrio tra equo accesso alle cure e sostenibilità.
La malattia diabetica è tra le più diffuse malattie non trasmissibili; in Italia colpisce più di 4 milioni di persone e le stime per gli anni a venire sono drammatiche. Attraverso una solida alleanza tra specialisti, medici di medicina generale, amministratori forse potremo arginare le pesanti ricadute socio economiche della malattia. Questo richiede già da ora un rinnovamento organizzativo che non dimentichi l’enorme valore dell’educazione terapeutica del paziente e che porti ad un virtuoso utilizzo delle risorse garantendo a tutti i pazienti la giusta cura.